33 ore. Diario di viaggio dall’Ucraina in guerra
La testimonianza diretta di Edoardo Crisafulli e il commento di Michelangelo Zaccarello
Venerdì 18 novembre, nell’Aula Magna di Palazzo Boilleau a Pisa, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Kiev, Edoardo Crisafulli, ha presentato il volume 33 ore. Diario di viaggio dall’Ucraina in guerra. Il libro, testimonianza diretta di Crisafulli, ripercorre la sua fuga da Kiev allo scoppio della guerra in Ucraina, lo scorso 24 febbraio.
In apertura all’evento, organizzato dall’Università di Pisa e dal Consorzio ICoN, ha portato il suo saluto il prorettore vicario dell’Ateneo pisano, il professor Giuseppe Iannaccone, che ha ricordato quanto sia essenziale che l’Università apra le sue porte all’attualità e a quanto accade nel mondo circostante. Tra i partecipanti, due docenti dell’Università di Pisa: il professor Stefano Garzonio, ordinario di Lingua e Letteratura russa, e la professoressa Giovanna Tomassucci, associata di Letteratura polacca, che hanno dialogato con l’autore.
A moderare la discussione è stato il professor Michelangelo Zaccarello, ordinario di Filologia della letteratura italiana, a cui abbiamo chiesto un commento sull’evento svolto e sulle speranze che il mondo universitario nutre riguardo il futuro
L’atmosfera in Aula Magna
Già dal titolo possiamo capire che il libro contiene una testimonianza molto emozionante, respirata anche nell’Aula Magna di Palazzo Boilleau durante la presentazione.
“L’evento è stato molto partecipato, con colleghi e studenti specie dell’area slavistica, che vivono in modo lacerante quanto avviene in Ucraina”, esordisce Michelangelo Zaccarello, che continua descrivendo l’atmosfera vissuta durante l’evento. “Ne è scaturito un confronto coinvolgente – a tratti toccante – fra diverse prospettive su un episodio tanto drammatico, del quale il libro presentato offre un’inedita prospettiva interna, come instant-book ma anche come voce informata e partecipe che ci parla direttamente dallo scenario del conflitto”.
L’emozione in aula, data sicuramente dall’intensità del racconto, proviene anche dal legame che il prof. Zaccarello ha stretto con l’Istituto di Cultura Italiana di Kiev, e con il suo direttore, Edoardo Crisafulli, in occasione di una delle sue attività didattiche all’estero.
“Per pura casualità, sono stato l’ultimo ospite che hanno invitato prima dell’invasione del 24 febbraio: per questo, ho subito scritto a Crisafulli per sincerarmi della situazione e della sua salute” racconta il professore. “Ne è nato uno scambio di messaggi protratto per settimane e il rapporto di amicizia e stima si è progressivamente rafforzato. Dall’apprensione e frustrazione di sapere chiuso a tempo indeterminato l’Istituto che avevo conosciuto e apprezzato è nata l’idea di rilanciare una gamma ampliata di attività online, che possa materialmente promuovere la lingua e cultura italiana come via di riscatto e di apertura sulla via della ricostruzione che tutti ci auguriamo incipiente”.
Stravolgimenti esteriori e interiori
Ma qual è il fulcro del libro? Che contributo può dare a noi, più o meno lontani da quello che sta succedendo in Est Europa?
Michelangelo Zaccarello alla nostra domanda risponde così, raccontandoci il libro dal suo punto di vista: “Si tratta di una vibrante testimonianza di una fuga improvvisata con mezzi propri da un paese molto amato da Crisafulli, e precipitato in poche ore in uno stato di insostenibile pericolosità. La Farnesina ha seguito costantemente l’esodo del personale diplomatico allertando dei vari pericoli sulla strada. In un flusso di coscienza pressoché ininterrotto, che si dipana in questo incerto percorso “on the road”, l’acuto spirito di osservazione dell’autore diventa spunto per riflessioni che uniscono la dimensione saggistica a quella narrativa: ad esempio, la descrizione del paesaggio, insieme rassicurante e perturbante, o le digressioni sulla gastronomia, uno dei tanti elementi storicamente comuni a Russia e Ucraina
Un viaggio che anche noi, quindi, possiamo vivere insieme a Edoardo Crisafulli, immaginandoci di partecipare a nostra volta alla frenetica fuga: “Come le 33 ore del titolo, accostate alla proverbiale visita toracica, tutto viene trasfigurato in una dimensione allusiva e metaforica, che scatena flussi di pensiero spesso imprevedibili”.
Guardare già al futuro
La presenza del Consorzio ICoN come co-organizzatore di questo evento non è solo simbolica: in questa occasione, abbiamo voluto offrire un sostegno concreto all’Istituto Italiano di Cultura di Kiev. Il presidente del Consorzio, Alberto Casadei, e la direttrice Chiara Rossi hanno infatti consegnato a Edoardo Crisafulli l’impegno ufficiale di mettere a disposizione dell’Istituto ucraino i materiali didattici digitali di ICoN, per aiutare la ripresa delle attività didattiche.
ICoN organizzerà inoltre seminari e webinar per i docenti dell’Istituto, in collaborazione con le Università socie del Consorzio, per supportare chi continua a diffondere la lingua e la cultura italiana anche in condizioni di estrema difficoltà. Abbiamo perciò chiesto al professor Zaccarello un commento su questa specifica iniziativa, e su quali prospettive secondo lui potrebbe aprire.
“L’Istituto Italiano di Cultura di Kyev si avvia a compiere un anno di chiusura: avendolo visitato durante il VII centenario della morte di Dante Alighieri (1321-2021), conosco e apprezzo la qualità e varietà delle iniziative promosse al suo interno, grazie all’energica guida di Edoardo Crisafulli”, premette il professore. “Da una collaborazione ormai consolidata con ICoN è nata l’idea di offrire i molti materiali prodotti dal Consorzio (con straordinarie competenze e lunga esperienza nella didattica online) per agevolare una immediata ripresa almeno di attività da remoto, riunendo idealmente i tanti studenti e studiosi che sono stati separati dai drammatici eventi dell’ultimo anno, e in parte costretti a lasciare il Paese”.
Da sinistra verso destra: Chiara Rossi, direttrice del Consorzio ICoN; Alberto Casadei, il presidente; Edoardo Crisafulli, direttore dell’IIC di Kiev; Michelangelo Zaccarello, ordinario di Filologia della Letteratura italiana presso l’Università di Pisa.
“La speranza”, conclude il professore, “è che questo nostro gesto possa contribuire al rafforzamento dell’identità ucraina nel mondo e al relativo gemellaggio con la lingua e cultura italiana”. Una speranza che sicuramente condividiamo, nella convinzione che la cultura possa essere veicolo di pace e, non meno importante, di ricostruzione.